LE PAROLE CHIAVE DI WE ITALIA, IL DISTRIBUTORE ITALIANO DEL PULITO.

LE PAROLE CHIAVE DI WE ITALIA, IL DISTRIBUTORE ITALIANO DEL PULITO.

Capillarità, fatturazione centralizzata e reportistica uniforme.

Un aggregato di ben 35 aziende che si propone sul mercato come entità unica, con una filosofia ben definita e servizi da gigante della logistica e che nel 2022 registra il suo fatturato record. Il modello We Italia raccontato da Simone Bertocci, Direttore generale del gruppo che in meno di 10 anni è diventato per tutti ‘Il Distributore italiano del pulito’.

Primi passi nel settore vitivinicolo poi dell’automotive, la crescita in Lucart, sempre come anello di congiunzione tra produttore e distributori, e dal 2016 in We Italia, la grande società di consulenza e distribuzione di sistemi, servizi e prodotti nell’ambito della pulizia professionale di cui Simone Bertocci è l’orgoglioso direttore generale. Duecentotredici milioni di fatturato e 35 associati disseminati in tutto il territorio nazionale fanno di We Italia la seconda realtà in Europa in ordine di grandezza all’interno del gruppo Dhys, l’associazione di categoria continentale capace di fatturare nel suo insieme più di un miliardo di euro all’anno. Una rete di distribuzione capillare, un listino prezzi unico, da Aosta a Pantelleria, insieme alla logistica, alla spedizione gratuita abbinata alla consulenza e assistenza in loco sono i punti forti della strategia di We Italia, e le principali caratteristiche per cui la società con sede a Bologna può legittimamente presentarsi sul mercato come ‘Il distributore italiano del pulito’. Bertocci, partiamo da qui: che cosa significa essere il distributore italiano del pulito? “Significa essere l’interlocutore di riferimento per chiunque in Italia operi nel settore della pulizia professionale ad alto livello: grandi imprese di pulizie, catene alberghiere, di ristorazione, case di cura e cliniche. Chi sceglie We Italia sceglie di interfacciarsi con un Gruppo che pur essendo costituito da 35 associati ha un’identità unica, e si propone come entità unica. Attualmente siamo in grado di offrire la più ampia gamma di prodotti e servizi sul mercato, fornendo allo stesso tempo assistenza, consulenza, fatturazione centralizzata e reportistica uniforme. Aspetti che per i nostri clienti costituiscono un enorme risparmio di tempo e di conseguenti costi gestionali. Il tutto in un mercato storicamente molto frammentato e dispersivo”. Quali le tappe principali del processo di crescita di We Italia? “Il progetto We Italia nasce nel 2012 dall’intuizione di alcuni imprenditori del settore: l’unione fa la forza. Nel 2014 mettiamo a punto e lanciamo le prime linee di prodotto a marchio We Italia, e nel 2015 confluiamo in Dhys, entrando in una rete internazionale che ci permette di assistere al meglio anche quei clienti che progettano un’espansione al di fuori dei nostri confini nazionali. Il 2017 è l’anno del prestigioso riconoscimento internazionale ‘Cleaning & Hygiene awards’, e nel 2022, a dieci anni dalla nostra fondazione, abbiamo raggiunto il nostro fatturato record con 213 milioni di euro. Adesso rilanciamo la sfida con una nuova strategia di marketing unita a una visione ancora più ampia, e ben rappresentata dal progetto ‘Casa We Italia’ che abbiamo portato all’ultima Issa Pulire di Milano. Come si raggiungono risultati di questa portata in tempi così relativamente brevi? “A mio modo di vedere bisogna porsi obiettivi raggiungibili. Perché sono proprio gli obiettivi tangibili a darti forza. Ovviamente abbiamo un’idea di dove vogliamo arrivare, per farlo però è importante fissare dei passaggi intermedi tenendo conto delle criticità e dei punti di forza che inevitabilmente ha ogni azienda o realtà imprenditoriale. Ad oggi il nostro più grande successo è essere riusciti a far sentire i nostri concessionari orgogliosi di far parte del gruppo”.

We Italia comincia con l’idea ambiziosa di aggregare un vasto numero di realtà imprenditoriali sotto un’unica insegna e all’interno di un’unica filosofia aziendale. Una quota rilevante del suo impegno come direttore generale deve essere improntata proprio alla costruzione di questa cultura di gruppo. Con una battuta possiamo dire che una volta fatta We Italia avete dovuto fare i We Italiani… Ha incontrato particolari resistenze? “Direi di no. Chi ha scelto di entrare in We Italia ha compreso fin da subito le potenzialità del progetto, e ha subito accettato la possibilità di qualche piccolo sacrificio in termini di interessi individuali in vista di un maggiore e prossimo vantaggio comune. Di certo, però, un approccio di questo tipo non si inventa da un giorno all’altro, per cui bisogna lavorare parecchio per mettere il progetto ‘a terra’, e rendere l’idea davvero concreta e funzionante”. Come? “Molto dipende dalla capacità di costruire giorno per giorno tramite pochi ma fondamentali concetti: non fare figli e figliastri, e rispettare tutti regole chiare e condivise. Si comincia da qui e si prosegue con investimenti sul brand, sulla formazione, e mettendo a disposizione degli associati e clienti, servizi e logistica da grandissima azienda. È una cosa che ho imparato dalla mia esperienza nel settore dell’auto e che ho cercato di importare anche qui nel cleaning. Ogni singolo concessionario deve sentirsi parte di un progetto ambizioso, di respiro nazionale prima ed internazionale poi”. Lei dice mettere a ‘terra’ il progetto. Un concetto che va oltre la sfida di armonizzare gli interessi particolari degli associati, ma che vale anche in funzione della diversità territoriale e ambientale che caratterizza un Paese tanto articolato e diverso da Nord a Sud come l’Italia? “Ogni nostra sede non è un semplice magazzino ma una vera e propria azienda, con una rete commerciale e una capacità di consulenza e assistenza tecnica, e una logistica. Questo ci permette di soddisfare le richieste dei clienti con velocità e prontezza, e di rispondere anche a quelle richieste particolari legate al territorio. Ad esempio, un albergo di Palermo può avere delle esigenze di prodotto diverse rispetto ad un albergo di Bolzano, anche se appartiene alla stessa catena. Grazie alla nostra particolare conformazione siamo in grado di soddisfare anche questo genere di richieste specifiche, affiancando alla nostra offerta a listino unico anche la possibilità di modulare le forniture di prodotti in base alle specificità locali. I nostri clienti si relazionano con un gruppo che mette insieme le caratteristiche di una piccola azienda locale e di una grande società di distribuzione allo stesso tempo: soluzioni personalizzate e conoscenza del territorio, ma anche prezzi unitari, fatturazione centralizzata, reportistica uniforme, assistenza e consulenza tecnica, e interlocutori altamente formati”. Uno degli elementi centrali della vostra visione è proprio la fiducia nella formazione. Motivo per il quale accanto alle formule più tradizionali avete introdotto un format/evento brillante, molto apprezzato dagli addetti ai lavori. Come funziona? “We Italia garantisce a tutti i suoi associati formazione continua online tramite il contenitore We Form. Inoltre, nel 2017 abbiamo varato lo Speed date commerciale, l’evento ‘Weworkshop’, dove invitiamo i produttori e i fornitori a incontrare i venditori: 30 fornitori con 20 minuti di speech a disposizione per raccontare i propri prodotti e novità ai singoli venditori. Allo scadere del tempo suona il gong e si scala di un posto, così da incontrare a rotazione tutti i partecipanti. In questo modo riusciamo a mettere in contatto tutti gli attori del nostro eco-sistema, in una formula che ottimizza i tempi e aumenta il livello di attenzione. L’iniziativa non può prescindere da un programma serrato, 10 ore di lavoro in 2 giorni, ma soprattutto da una modalità giocosa che naturalmente si istaura e che noi cerchiamo di incoraggiare tramite piccoli eventi correlati. I riscontri che abbiamo avuto sono ottimi, è una formula che piace proprio in quanto rapida e priva di cerimonie, in cui tutti i partecipanti hanno modo di sviluppare relazioni commerciali solide e di offrire e ricevere sempre nuovi spunti”.

FONTE: GSANEWS

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